Il blocco di oltre la metà della popolazione mondiale ha colpito il mondo come un meteorite, spingendo l'economia globale nella peggiore recessione dai tempi della seconda guerra mondiale.

Da gennaio, l'impatto dell'epidemia è passato da essere uno shock dell'offerta localizzato e incentrato in Cina, che ha comunque inviato onde d'urto in tutto il mondo e perturbato le catene di fornitura globali, ad essere un violento shock della domanda che ha danneggiato i consumi e gli investimenti non più solo in Cina, ma anche in Europa e Stati Uniti.

 

I policymakers in tutto il mondo hanno adottato misure straordinarie in tempi straordinari per appiattire la curva della recessione. Questo blocco forzato delle attività ha spinto in una forte recessione la stragrande maggioranza delle economie sviluppate ed emergenti nel primo semestre 2020.

Questa situazione sarà seguita da una ripresa molto rapida nella seconda parte dell’anno, con una crescita delle economie mondiali e dei vari settori mano a mano che vengono allentate le misure di confinamento.

Gli impatti sulla produzione e sugli scambi commerciali

Venendo ai numeri, il PIL mondiale è destinato a scendere del 3,3% nel 2020, che corrisponde a 9.000 miliardi di dollari persi. È lo stesso effetto che si avrebbe se due Paesi del G8 come Germania e Giappone sparissero dal panorama economico mondiale per un anno. Un valore inoltre che è pari a più del doppio rispetto a quanto perso all’indomani della crisi finanziaria globale del 2009.

L’Italia, che in Europa è fra i Paesi maggiormente colpiti in termini di contagi e vite umane, vedrà secondo le nostre stime una perdita del PIL pari al 11,4%.

Le cause sono ovviamente il blocco delle attività sociali e produttive interne, ma anche la dipendenza della nostra economia dagli scambi con l’estero, con i principali partner commerciali che hanno adottato misure di contenimento analoghe, e dal settore dei servizi, in particolare quelli turistici. Nel 2021 si potrà assistere ad un recupero seppur parziale della produzione persa, con un incremento del PIL pari ad un +11%

Se guadiamo ai dati del commercio globale, ci attendiamo un calo degli scambi in volume su tutto il 2020 pari al 15%; ma se consideriamo gli scambi in termini di valore addirittura il calo sarà del 20%, a causa della forte pressione sui prezzi di vendita determinato dal blocco improvviso delle attività. Infatti i due trimestri (secondo e terzo) del 2020 creeranno un aumento delle scorte che dovranno essere smaltite nei mesi finali dell’anno con conseguente calo dei prezzi di vendita.

Il futuro delle supply chain globali

Una delle eredità del Covid-19 nel mondo del business è nel breve periodo il processo di accorciamento delle catene di fornitura globali. Questo processo verrà attivato per una serie di fattori concorrenti:

  • Questioni legate ad esigenze sanitarie e di tutela della salute pubblica potranno creare dei divieti ad importare o il bisogno di garantire una produzione nazionale per alcune tipologie di prodotti che in passato erano stati lasciati ai Paesi con un costo del lavoro più basso (vedi ad esempio il caso delle mascherine).
  • Assisteremo a rigurgiti di protezionismo che tenderanno a difendere le produzioni nazionali a discapito degli scambi internazionali e a tutelare i campioni nazionali in difficoltà a causa della crisi da potenziali acquisti ostili da parte di competitor stranieri, con l’ingresso degli Stati nazionali nel capitale delle imprese come estrema ratio.
  • Possibili nuove dispute commerciali fra le super-potenze globali in risposta alle emergenze sanitarie potrebbero determinare un ulteriore aumento del livello dei dazi, fenomeno di cui siamo stati già testimoni nel biennio precedente lo scoppio della pandemia.

Questa situazione inciderà molto probabilmente sui margini delle imprese manifatturiere italiane, che non potranno contare su costi di acquisto ai livelli di prezzo precedenti e che necessiteranno di tempo per poter trasferire questi maggiori costi ai loro clienti, tenuto conto del contesto economico in cui tutte le imprese e i consumatori si troveranno ad operare.

Diventerà inoltre di fondamentale importanza verificare e monitorare tutti gli anelli che compongono la catena di fornitura, per limitare rischi sia di natura operativa che finanziaria. L’esperienza di Covid-19 dimostra infatti come l’economia globale presenta oggi dei rischi imprevedibili, che necessitano di adeguate coperture.

Per fare fronte a questa esigenza, Allianz Trade ha recentemente lanciato sul mercato Advance Payment, la soluzione che copre le aziende italiane dalle perdite derivanti dall'inadempienza di un loro fornitore nei casi di mancata produzione di beni o prestazione di servizi a loro destinati, a fronte di un pagamento anticipato.

Gli anticipi corrisposti ai propri fornitori rappresentano infatti delle uscite immediate di liquidità, a fronte della promessa di consegna di merci o prestazione di servizi future. Se il fornitore interessato non fa fronte agli impegni assunti, l’indennizzo previsto da questa soluzione assicurativa consente all’impresa italiana di rientrare delle somme anticipate, in base alle condizioni di polizza pattuite, garantendo un livello adeguato di liquidità, linfa vitale di ogni azienda non solo ai tempi del Covid-19.