Sarà in grado l’iniziativa strategica cinese della Nuova Via della Seta di salvare l’economia globale dalla lotta nel fango in cui si trova? ​ ​

Sarà in grado l’iniziativa strategica cinese della Nuova Via della Seta di salvare l’economia globale dalla lotta nel fango in cui si trova?

08 Marzo 2019

Nata alla fine del 2013, la Belt and Road Initiative (BRI) è un accordo di sviluppo e cooperazione promosso dalla Cina e che comprende oltre 80 paesi principalmente in Asia, Europa e Africa.

Per la sua estensione geografica, copre un'area che rappresenta quasi il 36% del PIL, il 68% della popolazione e il 41% del commercio globale.

  •  Ci attendiamo un incremento dei flussi di merci tra la Cina e i partner BRI pari a 117 miliardi di dollari nel 2019 (dopo una crescita di 158 miliardi stimata nel 2018). Questo, insieme all’aumento del commercio globale dello 0.3%, genererà un +0,1% al PIL globale nel 2019.
  • Per la Cina, le esportazioni verso i mercati BRI dovrebbero aumentare di 56 miliardi di dollari nel 2019 (dopo un +76 miliardi di dollari nel 2018). Ma non è tutto: l’accordo sarà in grado di favorire  l’internazionalizzazione delle imprese cinesi, consentirà di alleviare i problemi legati alla sovraccapacità produttiva e genererà un upgrading dell’economia nazionale verso produzioni a maggiore valore aggiunto. Le province della Cina centrale e occidentale saranno probabilmente i primi vincitori del progetto.
  • Per i paesi partner, gli impatti saranno su tre fronti: aumento degli investimenti (dopo 410 miliardi di investimenti cumulativi cinesi verso i BRI nel 2014-18), un incremento della domanda esterna (+61 miliardi di dollari di esportazioni aggiuntive verso la Cina nel 2019) e un miglioramento della competitività grazie a minori costi di transazione e infrastrutture migliori. L'ASEAN e il mercato dell'Est europeo sono nella posizione migliore per trarre vantaggio dal progetto.

Tuttavia, la realizzazione di questo accordo commerciale  non sarà semplice come una passeggiata nel parco. Tre sfide rimangono infatti irrisolte:

  • In primo luogo la sostenibilità finanziaria: le risorse finanziarie della Cina sono limitate (dovendo confrontarsi con un debito non finanziario totale pari al 253% del PIL) e il controllo sui rischi sottostanti (rischio paese, ad es.) nei mercati BRI è solo parziale. I fabbisogni finanziari sono inoltre molto elevati e in base alle nostre stime il capitale necessario per finanziare l'infrastruttura per l'Asia (esclusa la Cina), l'Europa e l'Africa insieme ammonterebbero a circa 1,7 milioni di dollari l'anno.
  • In secondo luogo, sussistono rischi legali e regolamentari, data l'assenza di un quadro normativo uniforme tra paesi con diversi regimi giuridici. Ciò crea incertezza e complessità per il commercio e gli investimenti transfrontalieri.

Infine, rischi politici, come le tensioni tra i membri della BRI (Arabia Saudita, India-Pakistan), di alcuni membri della BRI con la Cina (India o ASEAN contro la Cina, ad esempio), e le battaglie per l'influenza con altre superpotenze (con USA, UE): queste possono rappresentare un ostacolo alla partnership.