La Turchia si avvicina alle elezioni amministrative del 31 marzo con una economia in affanno. A fine 2018 il Paese è entrato in recessione per la prima volta negli ultimi 10 anni, stando ai dati diffusi dall'Istituto turco di Statistica. E questo dopo una crescita impetuosa degli ultimi anni, probabilmente gonfiata, che peraltro poggiava su fondamenta poco solide. Di conseguenza, la crescita del PIL per l'intero 2018 è stata di appena il +2,6%, in calo rispetto al +7,4% del 2017 con un effetto trascinamento sul 2019. Pertanto, rivediamo al ribasso la nostra previsione di crescita per quest'anno a circa -0,7%.

Rispetto al 2017, il PIL del quarto trimestre 2018 è diminuito del -3%, trainato dai consumi (-8,9%), dagli investimenti fissi (-12,9%) e dalle scorte (-4,7 %). Le importazioni sono crollate (-24,4%) in linea con la domanda interna ancora in calo, mentre le esportazioni sono aumentate del 10,6% in quanto la competitività delle imprese è migliorata grazie al forte deprezzamento della Lira turca (ora ai minimi contro il dollaro). Il riequilibrio del settore estero è proseguito all'inizio del 2019. La bilancia delle partite correnti ha registrato un modesto disavanzo mensile di -0,8 miliardi di dollari USA a gennaio, molto inferiore a un anno fa (-7,0 miliardi di dollari USA), cosicché il disavanzo mobile su 12 mesi ha continuato a ridursi a -21,6 miliardi di dollari USA a gennaio 2019, in calo rispetto al recente picco di -58 miliardi di dollari USA a maggio 2018. Per il 2019 ci aspettiamo un disavanzo delle partite correnti di circa -2% del PIL (in calo rispetto a -5,6% nel 2017).