Prospettive di crescita dopo la crisi finanziaria globale

Lo spettro di una grande recessione si fa di giorno in giorno realtà così come le scarse prospettive di crescita dopo la crisi finanziaria globale. Lo scenario elaborato da noi di Allianz Trade vede infatti il Pil globale contrarsi del 3,4% nel 2020, un calo che è doppio rispetto a quello avvenuto con la crisi globale del 2008. Tradotto in denaro, il Coronavirus potrebbe costare all’economia globale 35.000 miliardi.
Questo shock imprevedibile ha colpito anche l’economia italiana a marzo 2020. Al blocco delle attività economiche si è associato un crollo della domanda di beni e servizi sia dall’interno che dall’estero. Mai nella storia della Repubblica ci si è trovati ad affrontare una crisi sanitaria, sociale ed economica di queste proporzioni. Le prospettive economiche del nostro Paese sono quindi gravemente compromesse e non si sa ancora con quali tempi si potrà vedere una ripresa. Ma comparando la crisi economica del 2008 e quella che stiamo attraversando, ci sono prospettive incoraggianti. Le crisi economiche prodotte da fattori interni al sistema economico, infatti, sono di intensità maggiore e hanno tempi di recupero più lunghi rispetto ai valori pre-crisi. Era questo il caso della grave crisi economica del 2008 che anche l’Italia ha vissuto, diverso dal caso di quella attuale che, poiché provocata da fattori esterni al sistema economico (il virus appunto), dovrebbe avere una durata più breve ed un recupero più rapido.
Una ripresa ad U, quindi - prevista anche dagli esperti di Allianz Trade - il cui scenario vede una forte recessione globale nel primo semestre 2020 che coinvolgerà la stragrande maggioranza delle economie sviluppate ed emergenti, a cui seguirà però una rapida ripresa.
Ancora secondo Allianz Trade, facendo riferimento a quanto accaduto in Cina, il costo del contenimento potrebbe causare una perdita mensile del 20-30% per ogni economia e un calo del Pil per l’Italia del 11,4%.
Calo della domanda, aumento dell’incertezza, riduzione del credito, chiusure forzate dell’attività: in questo contesto è difficile per un’azienda realizzare nuovi progetti produttivi.
Ma più che quello di prevedere il futuro, questo è il tempo di agire affinché il nostro Paese possa affrontare adeguatamente questa fase drammatica e risollevarsi quando l’emergenza sanitaria sarà mitigata, è quindi il tempo di pensare a come ristrutturare le aziende con un rapido adattamento ai nuovi scenari. Ed è anche il momento per le aziende di patrimonializzare questa esperienza e farne tesoro, perché se oggi possiamo solo organizzarci per affrontare l’emergenza, in futuro si possano prevedere simili scenari e prevenirli.

 Crisi finanziaria globale: i settori italiani più colpiti

 La crisi finanziaria globale innescata dall’epidemia da Coronavirus ha coinvolto buona parte dei segmenti della nostra economia: dal settore moda a quello del turismo, dalla metalmeccanica (settore automotive compreso) alle costruzioni.
Nella classifica stilata da parte di tutti gli analisti economici, tra i comparti che subiranno di più l’impatto economico della crisi al primo posto c’è il turismo, settore del tutto bloccato che si prevede possa ripartire solamente nell’ultimo trimestre del 2020. Parliamo di una quota importante del Pil globale, pari, quando non superiore come nel caso dell’Italia, al 10%.
Forti ripercussioni si avranno anche per le aziende di molti altri settori, come evidenzia il Report di Allianz Research “Come il Covid-19 sta sconvolgendo ogni settore industriale”. È il caso, per esempio, del settore dei trasporti, uno dei più colpiti data la sua dipendenza  dagli spostamenti legati ai viaggi e all’attività internazionale, e del settore automotive, che ha assistito impotente al crollo delle immatricolazioni che ha trascinato con sé tutta la filiera, dalla componentistica ai concessionari. Ma in realtà nessun settore sarà viene risparmiato: elettronica, commercio al dettaglio, energia, così come i settori siderurgico e meccanico. Quest’ultimo ha dovuto registrare una chiusura in Italia di ben il 93% delle proprie aziende con conseguente crollo verticale di ordini e fatturato.
In calo del 22% gli investimenti delle costruzioni che già faticavano a risollevarsi da una crisi decennale. La stessa chimica, settore per definizione anticipatore dei cicli economici in quanto coinvolto in molteplici produzioni manifatturiere, sta risentendo dell’andamento in picchiata del prezzo del petrolio che è arrivato a trattare - per il contratto future sul Wti a maggio - in un clamoroso terreno di prezzo negativo. Secondo gli addetti ai lavori gli effetti del Coronavirus sul mondo della moda saranno a lungo termine, e a pagare il prezzo più alto saranno soprattutto le piccole aziende,. Negozi chiusi, merce invenduta nei magazzini e crollo degli non stanno però risparmiando neanche i marchi del lusso. Una analisi del della Federazione Moda Italia prevede un calo di almeno il 50% degli incassi per il 2020. È vero anche però che si stanno mettendo in campo alcune strategie, sull’esempio della Cina, che possono aiutare ad arginare i danni, come il live streaming, con brand che rivendono sulle loro piattaforme. Altre aziende stanno invece riconvertendo le proprie fabbriche e i propri laboratori per la realizzazione di mascherine e camici da distribuire negli ospedali.
Sia i segmenti meno colpiti che gli altri si stanno quindi organizzando per fronteggiare la crisi e farsi trovare pronti alla ripresa. I grandi nomi della GDO, settore che ha invece tratto notevoli benefici da questa grave situazione registrando una crescita a doppia cifra rispetto allo scorso anno, hanno deciso di fronteggiare l’emergenza sia offrendo regolare rifornimento, sia utilizzando le consegne a domicilio. Mai come in questo periodo in cui gli italiani sono costretti a casa, i servizi di home delivery stanno giocando un ruolo cruciale. Sono sempre di più infatti gli italiani che si affidano ai servizi a domicilio per l’intero settore Agrifood.

Come preparare la ripresa pensando al futuro: il ruolo dell’innovazione

Quello che emerge in generale è che la situazione attuale ha portato il mercato ad un rapido adattamento per rimanere connesso il più possibile con i clienti. Le imprese stanno reagendo con diverse soluzioni tenendo d’occhio sia la gestione del personale che la produzione, da una parte con l’introduzione dello smart working o lavoro remoto, dall’altro assecondando ferie, cercando di preservare al massimo la sicurezza del lavoratore, oltre che assicurare la produzione, la supply chain e la filiera.
Ma oltre a preoccuparsi della situazione attuale le aziende devono ora pensare a realizzare sistemi capaci di rispondere con facilità e rapidità ad eventuali crisi future, inoltre le molteplici difficoltà che si stanno delineando nel mondo dell’economia daranno il via a nuovi scenari produttivi e lavorativi e l’unico modo per adattarsi a tutto questo è alzare l’asticella dell’innovazione.
In particolare: procurement e supply chain si trovano a dovere sviluppare con rapidità nuove strategie e soluzioni di riduzione del rischio e aumento della flessibilità. Servono quindi strategie di gestione intelligenti e strutturate dei fornitori, fondate su soluzioni digitali, in grado di fornire una visione proattiva per attivare piani di emergenza per questo tipo di situazioni. Servono strumenti tecnologici in grado di dare alle aziende una visione d’insieme della loro rete di fornitori.
Anche l’e-commerce si sta delineando sempre più come un metodo semplice ed economico per l’acquisto di tutte le tipologie di beni, indispensabile quindi per l’azienda un sito web curato, ottimizzato e funzionale, che assicuri visibilità e contatto con il cliente anche in tempi di crisi. La situazione attuale di isolamento ha dato poi una spinta importante alla diffusione dello smart working. L’imposizione del “lavoro da casa” mette però le aziende di fronte alla necessità di dotarsi di strumenti e dinamiche del lavoro che consentano di modificare il flusso lavorativo in maniera semplice e funzionale: piattaforme funzionali, contenuti online, live podcasting e social network aziendali sono strumenti utili che possono essere impiegati anche per la gestione del personale e la formazione dei dipendenti così come per l’organizzazione di eventi aziendali esterni ed interni.
Una colonna portante dei flussi lavorativi di ogni azienda sono le strutture di Information Technology. Misurare lo stato di salute della struttura informatica diventa fondamentale per avere gli strumenti necessari a rispondere a situazioni di crisi. Una valida soluzione operativa per le aziende è quella di ricorrere all’IT assessment, cioè alla valutazione dell’intero sistema informatico che supporta l’attività aziendale. L’IT assessment serve ad avere una filiera tecnologica snella, scalabile e sicura in modo da consentire all’azienda di reagire velocemente ai mutamenti del mercato, restando competitiva.
È chiaro quindi che è importante intervenire adesso per preparare il tempo della ripresa. Il punto di partenza è l’analisi degli impatti dell’emergenza Covid-19 per aumentare la conoscenza del proprio business, imparare dagli errori e essere in grado di innovarsi e migliorarsi.
Ma quali sono le informazioni fondamentali utili da acquisire in questa fase per gestire le future crisi? In breve: la definizione dei punti di debolezza dell’impresa (per esempio la comunicazione interna, i rapporti con il personale, i gap tecnologici), gli asset da preservare, cioè quelli più importanti dell’attività, la valutazione dei tempi di risposta nel ripristinare le normali attività, la definizione delle perdite registrate (in termini di fatturato, incassi potenziali, danni ecc.). È fondamentale conoscere la propria storia e le difficoltà affrontate per non farsi trovare impreparati, riunendo però ogni valutazione in protocolli che non risentano delle contingenze del momento.