Nanotecnologie e applicazioni: l’ultima frontiera del tessile

Nanotecnologie e applicazioni: l’ultima frontiera del tessile

Come evolvono i nuovi tessuti tecnologici

06 Novembre 2019 - Tempo di lettura 5 min  

Nanotecnologie e applicazioni. È su questo binomio che tutto il mondo scientifico ed industriale avanzato sta focalizzando, in modo trasversale, la sua attenzione e quello dell’ultrapiccolo sta diventando un business sempre più diffuso. Per nanotecnologia si intende la realizzazione di materiali, di dispositivi e di sistemi attraverso il controllo della materia su scala nanometrica. Poiché il nanometro corrisponde ad un miliardesimo di metro, cioè circa un ottantamillesimo di un capello umano, il campo di attività delle nanotecnologie si concentra su sistemi molecolari con pochi atomi, le cui dimensioni siano inferiori ai 100 nanometri.

Il  settore tessile-moda, per il quale fino a qualche anno fa sembrava non vi fosse più nulla da scoprire, ha aperto le porte all’hi-tech e alle nano tecnologie puntando sulla realizzazione di nuovi tessuti tecnologici per l’abbigliamento con risultati sorprendenti.

Nuovi tessuti tecnologici: il futuro addosso

Innovare nella moda significa puntare su etica e sostenibilità, ma anche sulle nuove tecnologie, soprattutto se si tratta di Wearable Technology, tecnologia indossabile, ed è quella parte di mercato che ha catturato l’interesse di molti ricercatori e progettisti alla ricerca di nuove soluzioni nel campo dell’abbigliamento smart.

I tessuti intelligenti o smart textiles sono tutti quelli che integrando tessuti elettrici, sensori, fibre ottiche o LED in grado di captare e reagire a impulsi e condizioni ambientali esterne, acquisiscono caratteristiche innovative sorprendenti. Gli utilizzi nell’industria tessile di nanoparticelle, nanocompositi, nanocapsule, nanosfere e nanostrutture consentono di conferire ai tessuti tradizionali funzionalità particolari come antibattericità, idrorepellenza, resistenza allo sporco, antistaticità, antinfiammabilità, resistenza meccanica, protezione da UV, protezione chimica, protezione termica. Si tratta di un’innovazione rivoluzionaria usata spesso in ambiti come quello della fabbricazione di tappezzerie, moquettes, tappeti ma che anche la moda ha fatto sua con risultati inaspettati.

L’attrito, le variazioni del PH, la biodegradazione sono solo alcuni dei fattori che “liberano” gli agenti contenuti nel tessuto rendendolo antibatterico oppure autopulente o ancora profumato. Esistono poi tessuti intelligenti che si asciugano immediatamente, tessuti curativi, cioè in grado di tenere sotto controllo ciò che succede nell’organismo di chi li indossa, tessuti antiallergici, quelli antistress, dotati di filamenti metallici che non permettono alle onde magnetiche di trapassare l’indumento, proteggendo in questo modo dall’elettrosmog, i tessuti termoregolatori, quelli che cambiano colore a secondo la luminosità dell’ambiente, ci sono i tessuti che proteggono dalle radiazioni ultraviolette e fibre termoplastiche che permettono di modificare l’aspetto dell’indumento, creando plissé, pieghe e arricciature. Esistono anche tessuti che, grazie ad un nano-filo ed un kit di pile, premendo un interruttore fanno cambiare l’indumento adattandolo all’occasione.

Un panorama quasi fantascientifico ma che invece è sempre più una solida realtà anche nel settore della moda che punta sempre più alla realizzazione di abiti tecnologici altamente performanti oltre che accattivanti. Scarpe che cambiano colore, giacche riscaldanti regolabili direttamente dal proprio smartphone, o in grado di resistere a condizioni climatiche estreme, grembiuli che proteggono il personale sanitario dai raggi X, abiti che rilevano il battito cardiaco, giacche che si illuminano di notte o che permettono di ricaricare il proprio smartphone ovunque e in qualsiasi momento.

I tessuti tecnologici per l’ambiente e la sicurezza

Anche se il design rimane un punto fermo in tutti i progetti in alcuni casi il tessuto tecnologico è stato utilizzato soprattutto per creare abbigliamento da lavoro salvavita, in grado di aiutare l’operatore in caso di pericolo, o ancora per contrastare emergenze ambientali come polveri sottili, smog ed emissioni industriali.

Il tessuto tecnico innovativo The Breath, per esempio, progettato per attirare le molecole inquinanti all’interno, grazie a nano molecole attivanti, blocca gli inquinanti all’interno della struttura in tessuto senza possibilità di rilascio nell’ambiente, le molecole inquinanti assorbite vengono poi disgregate.

Gli ambiti di utilizzo possono essere i più diversi, come ad esempio in ambienti chiusi per ridurre gli inquinanti derivati da riscaldamento, allergeni, prodotti chimici e polveri sottili.

Un’altra fibra attenta all’ambiente è Geolana, un esempio di come si può utilizzare un tessuto per rispondere alle emergenze ambientali. Si tratta di una lana in grado di ripulire le acque dagli idrocarburi derivati dal petrolio. Realizzato da Edilzero con la collaborazione dell’Università di Cagliari, grazie ad una particolare tecnologia tessile che lavora la lana a microcelle, Geolana crea un habitat ideale per ospitare al suo interno microrganismi marittimi che assorbono e degradano le sostanze inquinanti. Un chilo di questo tessuto smart “mangia” letteralmente dai 7 ai 14 chili di idrocarburi. Le barriere di Geolana una volta in acqua, permettono quindi di ridurre sensibilmente l’inquinamento del mare.

Sul fronte della sicurezza sul lavoro invece Eni, in collaborazione con il Mobile Experience Lab del MIT, ha realizzato il tessuto Safety+++, una Wearable Technology che combina vestibilità, automazione e connettività sulla pelle e che in determinati casi può salvare la vita. Come funziona? Immaginate un operatore che lavora in un impianto rumoroso, ad esempio una raffineria o un’acciaieria indossando le cuffie di protezione. In caso di emergenza non potrebbe sentire il segnale di allarme e rendersi conto della situazione di pericolo, ecco che Safety+++ dà letteralmente “una pacca artificiale” sulla spalla e sulla gabbia toracica avvertendolo della situazione di pericolo.

Hexoskin Smart Shirt, invece, nata dalla collaborazione con Nasa e Canadian Space Agency, è la nuova maglia intelligente con sensori biometrici che fornisce dati approfonditi sullo stato fisico, l’attività quotidiana e la qualità del sonno, campionando più di 42.000 dati al minuto. A rendere unico questo progetto sono i suoi sensori in tessuto smart collegati ad un piccolo dispositivo bluetooth (che consente tra l’altro il collegamento con altri dispositivi esterni come smartphone, GPS, smartwatch e computer per bici), tali da rendere la maglia estremamente leggera e confortevole e decisamente più performante rispetto agli altri activity tracker. Realizzata interamente con tessuto innovativo italiano traspirante, Hexoskin oltre a misurare la frequenza cardiaca, il numero dei passi, la qualità del sonno e le calorie bruciate, è in grado di rilevare la frequenza respiratoria, il volume polmonare, il livello di attività, l’accelerazione e molto altro.

Per decenni considerato fanalino di coda del settore il tessile tecnico è oggi una realtà importante e in continua crescita, con 60mila aziende che occupano 600mila addetti. Utilizzo di nanotecnologie, elettronica non convenzionale, chimica avanzata, materiali ibridi, meccanotessile di punta: è questo l’identikit del settore oggi secondo Texclubtec, l’Associazione in Italia che sviluppa e promuove i tessili tecnici e innovativi. Un’Associazione, avviata nel 1998, come afferma il direttore Aldo Tempesti, che riunisce 120 aziende tessili italiane e che cresce al ritmo di una decina di nuovi associati al mese.

Un settore insomma in piena evoluzione che si sta aprendo a frontiere ancora tutte da esplorare.