Il settore conciario sceglie la sostenibilità

Il settore conciario sceglie la sostenibilità

La conciatura delle pelli è un’eccellenza italiana. Anche green !

25 Novembre 2019 - Tempo di lettura 5 min

La concia delle pelli diventa green. Il settore conciario italiano, una delle componenti d’eccellenza della filiera del settore tessile-moda-abbigliamento, ha scelto la strada della produzione ecosostenibile. Le normative ambientali sempre più stringenti, i cittadini sempre più attenti e i clienti internazionali - nella moda, nell’automotive, nell’arredo casa - sempre più esigenti riguardo agli standard di sostenibilità, hanno reso necessaria e urgente la scelta di una produzione ecosostenibile. Un trend comune a tutto il comparto della conciatura delle pelli. Secondo quanto emerge dai dati Unic, (Unione nazionale dell’industria conciaria), l’associazione di settore che dal 2018 è parte di Confindustria moda, le concerie in Italia investono in progetti sostenibili in media il 4% del proprio fatturato annuale. Nel 2016 è stato speso per la sostenibilità il 4,4% del fatturato rispetto all’1,9% del 2002. Sempre di più i brand internazionali, dal fashion, al design, all’automotive, ritengono necessaria una business strategy sostenibile e in questo senso il settore conciario ha saputo giocare d’anticipo. Ecco quindi impianti e processi ecosostenibili sempre più evoluti, investimenti in ricerca, progetti per la gestione integrata dell’ambiente, formazione e certificazioni ambientali di prodotto, e ancora programmi per la riduzione dell’utilizzo di acqua (-20% nel 2016 rispetto al 2003), di energia (-32%) e di prodotti chimici (-4% rispetto al 2007) per il trattamento dei reflui, per l’abbattimento delle emissioni nell’atmosfera, per il recupero dei rifiuti (oggi recuperati per il 76%).

Una scelta costosa ma indispensabile per rimanere sul mercato per un settore il cui valore di produzione, sempre secondo dati Unic relativi allo scorso anno, ha sfiorato i 5 miliardi di euro con un export di 3,6 miliardi, che conta circa 1.200 aziende che danno lavoro a poco meno di 18.000 persone e che, in termini di quantità, ha prodotto 128 milioni di metri quadri di pelli finite e 10mila tonnellate di cuoio per suola.

Conciatura delle pelli sempre più green

A supporto del settore conciario, per rafforzarne la leadership a livello europeo e per assicurarne un posto tra i principali protagonisti a livello mondiale, arriva anche l’accordo di partnership tra Enea, l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile e Stazione Sperimentale per l’Industria delle Pelli (SSIP), un Organismo di Ricerca delle Camere di Commercio di Napoli, Pisa e Vicenza che dal 1885 opera a supporto di tutte le aziende del settore conciario con attività di formazione, attività di ricerca e sviluppo, certificazione ambientale di prodotti e processi, analisi e consulenza e la cui mission è la promozione e lo sviluppo di tecniche innovative al fine di migliorare la capacità competitiva a livello internazionale per qualità della produzione, sviluppo tecnologico, ecostenibilità ambientale a vantaggio di tutta la filiera della conciatura delle pelli.

L’identificazione di processi produttivi innovativi a ridotto impatto ambientale, integrati ad un approccio rivolto all’economia circolare, è quanto prevede l’accordo che avrà durata triennale. Diverse le attività previste dall’accordo, tra queste anche la ricerca su materiali avanzati per la lavorazione delle pelli e la valorizzazione di nuovi materiali provenienti da scarti di produzione, sottoprodotti e fanghi a minore impatto ambientale rispetto agli attuali, con particolare riferimento al Life Cycle Assessment e alla “carbon footprint” dei prodotti.

Le concerie di Arzignano in testa alle best practice italiane

Sono tante le concerie in Italia che rappresentano già delle eccellenze per la ricerca ecosostenibile che si concentrano prevalentemente in quattro grandi distretti, Campania, Toscana, Veneto e Lombardia. In Campania le aziende del cluster Solofra, molto attivo nell’ambito della trasparenza e della tracciabilità dove si lavorano prevalentemente pelli ovine e caprine destinate al mercato dell’abbigliamento, delle calzature e della pelletteria, come l’azienda Da Russo di Casandrino, tra le più rappresentative per il grado di innovazione di processo e prodotto con la massima attenzione alla sostenibilità ambientale, beneficiano della presenza della Stazione sperimentale per l’industria delle Pelli di Napoli.

Le concerie del distretto toscano di Santa Croce sull’Arno, dove sono attivi due depuratori, fiore all’occhiello nazionale, per il recupero del cloro e di alcuni sottoprodotti, si sono dotate di certificazioni legate alla tracciabilità del prodotto e alla sicurezza e investono risorse nel Poteco, il Polo tecnologico conciario, struttura voluta dagli imprenditori del settore per la formazione e la ricerca.

In Veneto invece, dove c’è la maggiore concentrazione di addetti e produzione (il 55% del totale), un’iniziativa di sistema ha dato vita a Sicit, Società che si occupa di recuperare i rifiuti solidi della concia delle pelli per trasformarli in fertilizzanti e altri prodotti per l’agricoltura. Un gioiello della tecnologia all’avanguardia a livello europeo. Il Gruppo Dani, che conta mille dipendenti e più di 200 milioni di ricavi, è capofila insieme ad altre aziende, Conceria Laba, Ilsa, GSC Group, Medio Chiampo e Officine di Cartigliano, dell’iniziativa Arzignano Green Land che intende far conoscere, aprendosi al pubblico, il territorio come modello di economia circolare.

Il distretto veneto della conceria di Arzignano assorbe il 57,7% della produzione italiana, seguito da Toscana (18,2%), Campania (6,6%) e Lombardia (4,4%) il restante 3,1% è sparso in altre regioni dove non si può parlare di distretti veri e propri. Le concerie di Arzignano, in provincia di Vicenza in Veneto, in particolare spiccano per innovazione sostenibile e rappresentano un caso esemplare di economia circolare. Recupero degli scarti della concia per produrre fertilizzanti, acqua ossigenata al posto dei solfuri per una lavorazione di pelli più pulite, certificazioni anche del benessere animale nell’intero ciclo di vita fino a corsi di formazione da dove escono i green leather manager. Il distretto di Arzignano è il più grande dei quattro nei quali si concentra la produzione conciaria del nostro Paese. Qui sono concentrate 455 aziende che danno lavoro a 8.500 persone. Caratteristica del distretto del Veneto, dove si lavorano le pelli bovine e vitelline destinate soprattutto ai settori dell’arredamento e dell’automotive, in cui è leader mondiale, è l’eterogeneità: ci sono infatti aziende specializzate nell’attività di concia pelli vera e propria, ma anche produttori di sostanze chimiche o naturali per i vari processi, accanto ad aziende specializzate nella produzione di macchine per i conciatori.