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Cisco: cybersecurity e tecnologia inclusiva

Intervista ad Agostino Santoni, Cisco management team

12 Luglio 2021

L’ultimo anno ha visto una forte accelerazione della digitalizzazione. Si tratta di una trasformazione irreversibile?

«Il tema non è più: ne abbiamo bisogno sì o no? Il tema oggi è: in quanto tempo noi riusciamo a dare un diritto fondamentale per il funzionamento del nostro Paese a tutti i cittadini. Se penso alle imprese noi abbiamo visto un’accelerazione straordinaria nel ripensare in particolare il processo, non solo di produzione, ma soprattutto di ingaggio dei clienti e dei cittadini.

Noi abbiamo due grandi filoni di discussione tecnologica: uno è relativo al futuro del lavoro, cioè come è cambiata l’esperienza delle persone che lavorano e come interpretarlo non solo dal punto di vista tecnologico, ma dal punto di vista della leadership. Ha a che vedere con la tecnologia? Sì certo. La tecnologia è un di cui nell’esecuzione della leadership necessaria per fare questa trasformazione.

Noi parliamo di futuro del lavoro perché è evidente che l’esperienza ibrida, cioè dare alla persona la possibilità di scegliere, ha poi un’implicazione tecnologica importante».

Sarà necessario per le aziende un cambio di paradigma del lavoro basato sullo sviluppo tecnologico?

«Io ho citato il tema di leadership e il tema culturale. C’è un aspetto tecnologico importante. Una delle minacce più forti nel corso di quest’anno è stato il cyber crime; gli attacchi informatici non si sono fermati. Gli hackers hanno visto l’aumentare dell’utilizzo della digitalizzazione e della tecnologia e hanno aumentato il numero di attacchi. Ogni giorno noi blocchiamo con successo 80 miliardi di attacchi.

Come diventerà una sala riunione nel futuro? Come faccio a integrare le persone che sono collegate da casa rispetto a quelle che sono in riunione? Su queste tematiche io penso che la grande collaborazione che deve venire da chi guida le imprese e chi si occupa di tecnologia in questo momento sia ancora più importante rispetto al passato».

Qual è la fotografia dello stato di digitalizzazione delle PMI italiane?

«Abbiamo una parte delle aziende, tipicamente i grandi gruppi, che non solo sono fortemente digitalizzati ma buona parte di loro ha utilizzato la digitalizzazione per essere più competitivi nei mercati nei quali operano. Poi ci sono quel bacino di imprese, tipicamente di servizi, caratterizzate dal fatto che buona parte del loro business è fatto in Italia, che avevano un tasso di digitalizzazione basso. In questo caso la situazione è ancora critica.

Noi abbiamo aumentato l’utilizzo della video conferenza - se torniamo indietro a marzo dell’anno scorso - del 5.500% in Italia. Se non ci fosse stata una tecnologia che consentiva di scalare così in fretta, noi - quando dico noi intendo per Cisco ma anche tutta la nostra industria - non saremmo riusciti a garantire quel servizio.

La tecnologia sta diventando più semplice e anche l’accesso lo sta diventando e questo è un punto fondamentale per dare competitività proprio a quelle imprese che per tanti motivi, ad esempio le competenze, non sono riusciti ad accelerare sul digitale e che adesso invece hanno la possibilità di trovare questa tecnologia disponibile in modalità più economica più semplice e con grande facilità di adozione. Io penso che questo sia un fattore critico di successo per il nostro paese, cioè in quanto noi riusciamo a digitalizzare quel tipo di imprese».

La tecnologia può contribuire a creare un mondo più inclusivo?

«Questa è la nostra missione. Questa è l’idea e l’ambizione che abbiamo come Cisco di aiutare a contribuire a creare un futuro più inclusivo per tutti; e questa penso sia la più grande responsabilità che ha il digitale, non solo Cisco.

Abbiamo fatto delle esperienze incredibili partendo dall’Italia e abbiamo un programma di responsabilità sociale che si chiama Cisco Academy. Da più di vent’anni - in Italia e nel mondo, formiamo ragazzi ma qualche anno fa abbiamo incominciato a capire che tutti noi dovevamo ritornare a studiare. Abbiamo anche incominciato a pensare a persone a cui dare una seconda opportunità e quindi abbiamo aperto delle academy, non solo negli istituti tecnici e nelle università in Italia, ma anche nelle carceri. L’ultimo progetto in questa logica lo abbiamo fatto con la Comunità di Sant’Egidio; in questo caso non con i detenuti ma con le persone senza fissa dimora.

Questi sono esempi concreti di che cosa vuol dire creare un futuro inclusivo. Futuro inclusivo vuol dire dare accesso a tutti la banda ultra-largo, l’estremo tecnologico dall’altra parte, ma soprattutto dare futuro alle persone e questo è l’impegno di Cisco».

La cultura digitale può essere anche di sostegno alla green economy?

«Se guardo il nostro Paese abbiamo due temi: il primo è il tasso di digitalizzazione e siamo in rincorsa rispetto ai Paesi europei. Se guardo il tema della sostenibilità, dell’economia circolare e della green economy - come la chiamiamo adesso - siamo invece all’estremo opposto: siamo un Paese molto competitivo.

Ecco la nostra ambizione è proprio quella di dire “non c’è green senza il digitale” a cui abbiamo dato un colore che è il blu: “Non c’è green senza blu”. Cioè noi pensiamo che attraverso il digitale si possa accelerare questo processo importantissimo dell’economia circolare e della sostenibilità. Se riusciamo a fare questo, e vale sia per le imprese ma anche per la Pubblica Amministrazione, noi diventeremo più competitivi. Cosa vuol dire più competitivi? Vuol dire dare più possibilità alle persone di trovarsi un futuro».

Qual è il supporto che Cisco può dare alle aziende per ripensarsi in chiave digitale?

«Noi vediamo tre ambiti dove possiamo collaborare con le imprese.

Il primo è quello di creare quelle infrastrutture, quindi tutto il mondo delle reti, che siano semplici, aperte, programmabili ed intrinsecamente sicure.

Il secondo contributo che noi possiamo dare, a proposito di sicurezza, è creare quella protezione per imprese e per amministrazioni che consentano di accelerare il tasso di digitalizzazione in grande sicurezza.

Un altro grande tema dove siamo fortemente impegnati è come favorire un passaggio delle applicazioni - soprattutto in ambito aziendale ma non solo - al mondo del cloud; e lì vogliamo essere protagonisti nell’aiutare le imprese accompagnandole all’utilizzo sempre più spinto del cloud».