Settore farmaceutico Italia: è boom di nuove professioni 4.0

Settore farmaceutico Italia: è boom di nuove professioni 4.0

Le industrie farmaceutiche italiane stanno investendo in tecnologia

14 Ottobre 2019 - Tempo di lettura 5 min

Biotecnologie e nuovi materiali, software e big data, analytics, intelligenza artificiale e soluzioni per la simulazione, ecco su cosa stanno soprattutto investendo le industrie farmaceutiche italiane. Il settore farmaceutico in Italia sta attraversando un momento di grande accelerazione tecnologica come dimostrano i dati di Farmindustria che indicano che il 90% delle imprese sta adottando l’innovazione 4.0 nella produzione. Diciamo subito che le industrie farmaceutiche italiane rappresentano un asset strategico dell’economia del Paese. I dati Istat danno una fotografia di un comparto decisamente in crescita con una produzione nel 2018 (è da questo anno che l’Italia è il primo produttore europeo di farmaci avendo superato la Germania storica detentrice del primato) che si è attestata sul valore di 32 miliardi di euro, in crescita del +3,2% sull’anno precedente, di cui 25 miliardi di euro sono appannaggio dell’export (+4,7%). È il terzo settore per investimenti in R&S (Ricerca e Sviluppo), è tra i settori più green ed è inoltre il settore che ha aumentato di più l’occupazione: dal 2014 sono stati 4.500 gli addetti in più, soprattutto in produzione e ricerca, e oggi hanno raggiunto un totale di 66.500 unità di cui l’81% costituito da giovani under 35. Guardando poi all’intera filiera del settore farmaceutico in Italia, aggiungendo cioè i lavoratori impiegati nell’indotto, quelli che operano nella distribuzione e nelle farmacie, si arriva ad un totale di circa 250mila persone occupate. E non basta. Entro il 2021, infatti, nel comparto sono attesi circa 3.000 nuovi ingressi, di questi una metà circa sostituirà chi andrà in pensione, ma un’altra metà si prevede che si troverà a dover ricoprire ruoli e mansioni del tutto nuovi. Ecco che l’aggiornamento delle competenze risulterà un concreto valore aggiunto per i futuri addetti del settore.

Le aziende farmaceutiche che assumono

È infatti proprio nelle nuove competenze e profili professionali emergenti che si concentrano le principali sfide per le industrie farmaceutiche italiane: dalla Bayer Italia con i suoi tre impianti di Filago, Segrate e Gabagnate nel milanese, alla Johnson & Johnson Medical di Pomezia, dalla Pfizer Italia leader del mercato mondiale oltre che per il fatturato anche per gli investimenti nella ricerca, alla Roche Italia di Monza e ancora alla Novartis Italia vicino Varese e alla Bristol Myers Squibb Italia di Roma. Proprio perché l’innovazione è uno degli elementi che caratterizzano la crescita del settore, ognuna di queste aziende oggi si dimostra sempre più attenta a reclutare personale capace di farsi portatore di competenze legate alla dimensione dell’industria 4.0. Le cose stanno quindi cambiando, basta dare un’occhiata alle offerte di lavoro di queste aziende.

Oltre a competenze prettamente mediche ora servono skill ingegneristiche, matematiche e informatiche. Se c’è attualmente una criticità nel settore, secondo Farmindustria, questa è rappresentata dai pochissimi laureati Stem (Science, technology, engineering and mathematics). Infatti, solo l’1,4% dei giovani tra i 20 e i 29 anni sono laureati Stem, là dove in Germania e nel Regno Unito, per esempio, la percentuale supera abbondantemente il 3%.

Due i fronti su cui le aziende farmaceutiche dovranno muoversi a questo punto: fare evolvere i ruoli già esistenti richiedendo loro nuove competenze e nel contempo dare sempre più spazio ai profili emergenti.

Ciò vuol dire, per esempio, che nell’Area Ricerca e Sviluppo si farà sempre maggiore utilizzo dell’intelligenza artificiale e di algoritmi per la creazione di nuovi farmaci, ma anche della realtà virtuale, che verrà utilizzata nel supporto di sempre più accurati test clinici, così come sarà molto richiesta la capacità di elaborare grandi quantità di dati provenienti da fonti diverse e l’utilizzo di simulazione per lo sviluppo di molecole. Largo spazio quindi ai profili figli della rivoluzione tecnologica che stiamo vivendo come il data analyst e il data scientist ovvero colui che scrive gli algoritmi grazie ai quali i dati vengono tradotti in valori. Molto richiesto sarà anche l’esperto di machine learning in grado di programmare algoritmi specifici, così come l’esperto in cyber security e blockchain, l’esperto in realtà aumentata e virtuale e il manager digitale per la gestione sempre più efficace e precisa dei dati dei trial clinici. Ma competenze aggiornate e tecnologiche saranno necessarie anche nelle altre aree industriali, per esempio nell’area supply e, in area produzione, sarà sempre più necessario governare le macchine impiegate nel ciclo produttivo, cosa che renderà preziosi gli esperti in machine learning. E ancora, ci sarà bisogno di competenze adatte a regolare i flussi industriali come quelle degli ingegneri in grado di programmare algoritmi di big data per analizzare i flussi di produzione in tempo reale, o ingegneri di telecomunicazione per la raccolta di dati, altri profili sempre più richiesti saranno anche in quest’area gli esperti di cybersecurity per prevenire i danni di un fermo macchina causato da virus informatici, come anche gli esperti di cloud per gestire i dati provenienti da fonti diverse, gli ingegneri in grado di programmare algoritmi di process automation per robot industriali e i digital performance manager.

Anche nell’area dedicata al market access il mercato segnala una serie di profili professionali emergenti: come il therapeutic area manager, il clinical project manager, il data analyst, il digital marketing manager, il web community manager e il network builder.

Il primato di Bayer Garbagnate e le nuove offerte di lavoro

Tra le 16 aziende “campioni del mondo” di industria 4.0, le più avanzate nella realizzazione della quarta rivoluzione industriale (“lighthouse manufacturers”) c’è la Bayer di Garbagnate. È quanto afferma il Report “Fourth Industrial Revolution: Beacons of Technology and Innovation in Manufacturing”, pubblicato dal World Economic Forum insieme a McKinsey.

Il colosso mondiale tedesco della farmaceutica, con circa100mila dipendenti e un fatturato di quasi 35 miliardi di euro e 4,4 miliardi di investimenti in Ricerca e Sviluppo, ha in Italia 3 siti produttivi (Filago polo dedicato agli agrofarmaci, Segrate specializzato in farmaci dermatologici e Garbagnate il polo delle compresse) che occupano circa 2.000 persone. La sua “core competence” è l’innovazione, un approccio al cambiamento basato su quattro pilastri: sperimentazione, customer focus, trust e collaborazione.

Il sito di Garbagnate, alle porte di Milano, con circa 300 dipendenti, è stato realizzato secondo gli standard “Industria 4.0” con investimenti di 50 milioni di euro in 5 anni, ed è stato oggetto di una sperimentazione di Smart Working. Dalle sue linee escono ogni anno circa 10 miliardi di pastiglie, la maggior parte delle quali destinata al mercato cinese, e negli ultimi anni sono stati investiti quasi 30 milioni di euro per innovazione e nuovi impianti e altri 20 ne arriveranno a breve.

A Garbagnate la trasformazione digitale, incentrata sulla raccolta, la correlazione e l’utilizzo dei big data ha cambiato i parametri con cui si è lavorato in precedenza. Un approccio che mira a valorizzare le risorse creando nuove figure lavorative e che porta il nome di Digital Plant 4.0.

Il progetto Digital Plant 4.0, elaborato con la collaborazione di McKinsey, ha tre ambiti applicativi: il primo è a supporto del laboratorio chimico, il secondo è rivolto all’ottimizzazione della produzione delle risorse e della qualità, e il terzo prevede l’uso della realtà aumentata per una migliore efficienza e qualità dei processi. Con Digital Plant cambia quindi il modo di lavorare delle persone perché cambiano le premesse. Una trasformazione digitale che implica nuove competenze e nuovi ruoli, che rappresentano per la Bayer nuove offerte di lavoro. Fra questi nuovi ruoli c’è la figura che già si è consolidata all’interno dell’azienda che è quella del Data scientist, una figura chiave che conosce il business, i processi, i problemi, le necessità e il mondo degli algoritmi; un’altra figura è quella del Translator, che si pone tra il Data scientist e l’operatore. Con il Digital Plant la Bayer si posiziona come una delle grandi imprese che costituiscono l’87% del mercato dei big data analytics che, in Italia, secondo uno studio del Politecnico di Milano, vale 1,1 miliardi di euro.

I punti di forza che premiano Garbagnate sono quindi le soluzioni digitali e l’utilizzo dei dati adottati per raggiungere significativi sviluppi produttivi. Un esempio di come innovazione digitale e tecnologia possano essere gestiti coordinandosi con l’organizzazione.

Nello stabilimento sono da tempo operativi diversi software che raccolgono milioni di dati. Il nuovo sistema li mette in pratica tutti in correlazione: una vera rivoluzione.

È il sogno fatto realtà del just in time, uno degli imperativi categorici dell’industria 4.0.