Sada

La resilienza e la ripartenza del Made in Italy

Intervista al dott. Ettore Brunero, CEO di Bimotor

10 Novembre 2021

Come e quando è nata Bimotor?

Questa azienda, Bimotor, nasce nel 1980 anche se le sue origini sono un po’ più datate. La mia famiglia ha iniziato a collaborare con il mondo Fiat perchè il fratello di mio nonno vinse 3 giri d’Italia, grazie a questa notorietà acquisita ottenne, proprio in funzione di questa opportunità, la possibilità di diventare rivenditore di automobili Fiat. Successivamente con una serie di vicende alterne c’è stata una evoluzione dell’azienda. E’ nata nel 1980 Bimotor, che non si occupa di automotive e cioè di nulla che va su strada, ma è un’azienda che è dedita alla distribuzione e personalizzazione di motori diesel in tutti i campi di applicazione che prevedono l’impiego di un motore diesel.

A chi sono destinati i vostri prodotti? Quali sono i vostri mercati di riferimento?

Noi abbiamo tre sedi, quella principale è qui a Torino in cui gestiamo tutta la parte di  motori industriali, poi abbiamo una sede a Venezia in cui gestiamo, per evidenti ragioni, tutta la parte di prodotto relativa al mondo marino e abbiamo una sede in Francia in cui gestiamo il mercato francese, probabilmente apriremo una a breve sede in Spagna per la gestione del mercato di Spagna-Portogallo. Il 50% del fatturato proviene lato Italia, il 25% dall’Europa e 25% dall’Extra Europa.

In questa richiesta dall’estero, quanto secondo lei conta che questo prodotto venga dall’Italia? Potete riconoscervi nel marchio Made in Italy?

Si, assolutamente. Il Made in Italy è richiesto ed apprezzato, sui motori che vendiamo in Australia riportiamo una bandiera italiana perché ci è richiesto come un must a rappresentare la peculiarità, la capacità e l’efficienza del nostro paese quindi siamo contenti che sia così. Il Made in Italy diciamo che negli ultimi anni, nel nostro settore, è molto apprezzato.

Questo periodo ha costretto molte aziende a ripensarsi. Quali sono le vostre strategie per superare questo lungo momento di difficoltà dovuto alla pandemia?

Noi siamo un’azienda un po’ strana, perché siamo sempre andati, non solo per la pandemia, ma già da molto prima, un po’ contro corrente. Abbiamo sempre cercato di garantire un livello di servizio adeguato ai nostri clienti che nel nostro caso significa soprattutto avere disponibilità di prodotto e possibilità di personalizzazione di prodotto in funzione del tipo di applicazione cui il prodotto è destinato. Noi abbiamo sempre fatto del nostro magazzino e della conseguente capacità di servizio che ne derivava un fiore all’occhiello e quindi ci siamo ritrovato prima della pandemia con dei magazzini assolutamente riforniti, pieni di materiale di motore, che ci hanno consentito di superare in modo quasi indenne il periodo di pandemia quando altri non potevano fornire per evidenti ragioni di disponibilità in entrata mancate. Noi abbiamo potuto superare questo periodo dando fondo al nostro magazzino, però riuscendo a soddisfare molte esigenze dei clienti e dopo la pandemia abbiamo cominciato a ricostruire quel magazzino ai livelli nei quali era già prima, perché questo è ciò che ci consente di lavorare e di sopravanzare la concorrenza a livello di capacità di servizio.

E’ possibile essere sostenibili nel vostro settore?

Il motore diesel è additato dal mondo intero per essere uno dei principali fattori di inquinamento, ma dovremmo anche sfatare un mito. In Europa specialmente c’è questa cattiva visione del motore Diesel dovuto forse a fenomeni tipo il dieselgate, che ha colpito proprio il mercato Europeo e che ha contribuito ad enfatizzare la capacità o l’impossibilità di essere puliti e sostenibili anche con i motori Diesel. Se prendiamo i motori Diesel di ultima generazione, quelli euro quinto ed euro sesto, che nel nostro settore equivalgono a una diversa tipologia di normativa, che si chiama stage 4 o stage 5, noi simo certi, sicuri e certificati dall’Unione Europea come fornitori di motori che assolutamente non emettono inquinanti e rientrano ampiamente nel limiti imposti dalla comunità europea.  

Cosa significa per voi il rapporto con Allianz Trade? Qual è il supporto che vi dà la Compagnia?

Noi abbiamo iniziato ormai da 5/6 anni il rapporto con Allianz Trade e siamo soddisfatti per due ragioni sostanziali: La prima è quella di avere una maggiore tranquillità del nostro credito. Lavoriamo in Italia ma molto in Europa e fuori Europa, quindi la possibilità di avere una copertura del nostro credito, che è importante e su scacchiere del mondo molto diversificate in cui non si può avere il contatto diretto quotidiano con il cliente, ci fornisce una certa tranquillità di non avere sorprese da un punto di vista di recupero del nostro credito. Ma ha un altro grande vantaggio, che noi usiamo anche come leva commerciale, ed è quella di poter fornire clienti che stanno dall’altra parte del mondo senza dover chiedere una lettera di credito, un pagamento anticipato o forme di copertura del credito come garanzia sul rischio che andiamo a correre. Un altro punto importante è la valutazione e quindi l’analisi del cliente che fa Allianz Trade, possiamo chiedere anche per aziende che non sono ancora nostri clienti e questo ci consente di fare una scelta: Se approfondire o raffreddare certi altri contatti in funzione della solvibilità e in funzione di una serie di parametri. Non lo vediamo soltanto come la copertura di un rischio, ma come una fonte di informazioni e promozione commerciale.